Napolitano soidarizza con Pansa che getta
fango sulla Resistenza.
grandi_immagini_30211.jpg, image/jpeg, 449x294
Il Presidente della Repubblica Napolitano,
travalicando il suo normale potere di esternazione (che dovrebbe somigliare,
secondo una antica definizione giuridica, a quella di "un re che regna
ma non governa") non perde occasione per inserirsi nel dibattito
politico, spesso a sproposito.
Ieri Napolitano ha espresso "profonda deplorazione" per la
sacrosanta contestazione subita da Pansa a Reggio Emilia, dove lo scrittore
stava presentando il suo nuovo libro, che getta fango a palate sulla
Resistenza italiana.
Napolitano conferma così -dopo le ripetute dichiarazioni
apologetiche sulle missioni militari italiane all'estero, da
lui arbitrariamente accostate alla Resistenza- di volersi inserire
nell'infame filone del revisionismo storico,iniziato a suo tempo da Violante
con le famose, scellerate dichiarazioni su "i ragazzi di Salò".
A questo becero trombone reazionario, ex burocrate stalinista oggi pentito,
si può rispondere con le parole di Giorgio Bocca, che non è certo un
comunista nè un rivoluzionario, ma la Resistenza l'ha fatta e non la rinnega.
"L'unica discussione seria sarebbe chiedersi come mai questo Paese abbia
un tale rigurgito di filo-fascismo. Per il resto, non c'è niente da
discutere.Non c'èstata una Vandea e non c'è stata nessuna Grande Bugia.
.....
Ma che razza di democrazia è questa dove ci sono dei democratici che prendono
le parti di Pansa?
.....
Sì, come quelli che negano l'Olocausto, o la strage degli armeni. Io sono
d'accordo coi francesi, robe simili vanno proibite per legge. Chi contesta la
Resistenza in Italia nelle sue linee generali è uno che nega la verità, la
realtà. Nega l'unica guerra dove i combattenti erano dei volontari. Nega
persino l'apporto della popolazione: ma come si fa."
(Intervista a Giorgio Bocca, da La Stampa di oggi, 18.10.06)
|